| Marlon70 |
| | |
L'IMPORTANTE è FINIRE...
Così cantava Mina Mazzini molti anni fa, facendo sfoggio della sua voce unica in una canzone all’epoca considerata “proibita”. L’assunto rappresentato dal titolo di quel brano forse non è valido nel nostro ambito sul lento fumo, che rifugge, per propria natura, da leggi e assiomi universali. O forse sì… nel senso che, anche nell’atto di fumare la pipa, “l’importante è finire”. Potremmo pertanto chiederci se sia di fondamentale importanza, perché una fumata risulti appagante, giungere necessariamente al fondo del fornello, riuscendo a bruciare fino all’ultimo frustolo di tabacco. Oppure se non sia vero il contrario: che l’appagamento viene comunque, a prescindere che si tocchi il fondo oppure no, e che occorra smettere – magari quando manca un terzo della carica o addirittura metà della stessa – non appena corpo, sensi, mente ci dicono che la fumata può considerarsi conclusa. Propendo per quest’ultima ipotesi. Al di là dell’uno o dell’altro caso, vero è che esiste il mito della fumata perfetta, quella che scorre liscia fino alla fine, senza intoppi, senza problemi, che brucia tutto il trinciato caricato, indipendentemente dal numero delle riaccensioni. Il che è possibile con alcuni tabacchi, con determinate pipe, e inoltre può essere raggiunto in particolari momenti e non in altri. Troppi “se” intervengono nel processo, che non può essere condotto a termine sempre e comunque. Spesso tale tipo di fumata è ricercata dai più, a volte come un miraggio, una ninfa che si nasconde nell’intrico di una selva, una chimera difficile da raggiungere, anche se ciò, a mio avviso, risulta sbagliato, in quanto non fa che generare la cosiddetta “ansia da prestazione”. Il gusto del tabacco rischia di passare in secondo piano di fronte alla mira di raggiungere quel determinato risultato. La fumata rischia di diventare vuota, vana, di annullarsi, perché non le si presta attenzione, tutti concentrati a raggiungere ben altro. Anziché dunque distendersi, ci si carica ulteriormente di tensione, di nervosismo ai primi segnali di insuccesso, compromettendo quel buono che la fumata, qualunque essa sia, può ancora riuscire a dare. È anche vero, però, che quando si riesce a raggiungere l’agognato fondo, all’appagamento si aggiunge una rara soddisfazione: quella di chi, vivendo un vero e proprio stato di grazia, ha completato un’opera che può considerarsi perfetta. Il fumatore guarda la sua pipa ancora calda, riposta con amorevole cura davanti a sé, con un mucchietto di soffice cenere grigio-bianca a riempire il fondo e a sporcare le pareti. Il rito è concluso, l’opera è completata, il fuoco ha sublimato tutta la materia. La pipa, spossata, quasi sfatta dopo l’indefessa fatica, sembra splendere di una luce particolare, quasi carnale, e addirittura assumere appagata, agli occhi del proprietario appagato, una natura non più lignea ma - perché no – quasi “umana”.
- Tags:
- Autore: Marlon70,
- Pensieri,
- Pipa
|
| | |
| |
|