| Masho93 |
| | | Ore 20:30, appena finito di cenare con la famiglia Gianni corse in bagno. Barba, doccia, phon e profumo. Poi dritto in camera da letto a scegliere la camicia ed un paio di jeans comodi. Sistemò il colletto e si avvicinò alla credenza, aprì l'humidor in mogano ed estrasse il suo pregiato Millenium 2012. Lo assaporò a crudo. "Sarà una gran bella serata" pensò. Corse in cucina, emozionato come un bambino il giorno di Natale, salutò la moglie ed i due nipoti, poi imboccò le scale e scese in box. Accese la macchina e si immise in tangenziale. Destinazione: il bar "Da Carmelo".
Giunto al parcheggio spense la macchina, tirò il freno a mano e scese radioso dalla macchina. Osservò l'insegna fatiscente del locale: se non lo avesse conosciuto, non ci sarebbe mai entrato. Varcò la soglia dell'ingresso e si avvicinò al bancone. "Gianni! Era da un po’ che non ti facevi vivo!". Il saluto di Carmelo, entusiasta ed affettuoso come un padre, lo accolse nel piccolo paradiso metropolitano. L'odore di tabacco Kentucky nell'aria e la nube bianca e densa avrebbero messo il voltastomaco ai più, ma per Gianni era puro ossigeno. "Ciao Carmelo! Sì, lo so è da un po’ che non mi faccio vedere, ma per stasera ho grandi progetti!". "Millenium o Moro?" tirò ad indovinare il titolare del bar. "Più tardi lo scoprirai, intanto versami dello scotch." Il locale non era molto spazioso, giusto lo spazio necessario ad ospitare il bancone, una decina di tavoli con quattro sedie ognuno ed un tavolo da biliardo; ma questo bastava a Gianni: un angolo tranquillo, lontano dalla metropoli, dai problemi e dai pensieri. Lì, in quel piccolo spazio, c'erano soltanto lui, il suo sigaro, qualche altro fumatore ed i racconti al limite del surreale dei vari personaggi presenti.
"... Sì, ti dico che l'ha fumato tutto d'un tiro!". "Bello spreco!". Incuriosito dai brusii di un tavolo, Gianni si avvicinò. "Posso sedermi?" chiese. "Toscano o pipa?" rispose uno dei tre che stavano confabulando. "Toscano" rispose Gianni. "Prego allora!". Al tavolo erano seduti Marco, Roberto e Paolo. Il primo era un architetto non praticante, che tirava avanti saltando da uno studio di commercialisti all'altro. Indossava una polo scura che nascondeva la pancetta da trentenne amante della birra. Roberto, il più anziano dei tre, portava una camicia rosa chiaro, sbottonata al punto giusto da far intravedere il petto villoso. Nella vita era un avvocato e riusciva a concedere solo una sera alla settimana alla degustazione di un buon sigaro. Infine Paolo, 25 anni appena compiuti ed aria da latin lover: capigliatura sbarazzina, barba curata, camicia in seta, jeans con risvoltino e mocassini scamosciati beige. Imprenditore nel settore IT, tendeva spesso a vantarsi dei suoi successi e delle sue conquiste amorose. Gianni, pur non sapendo che di lì a poco sarebbe nata una forte amicizia, si sentiva fuori posto. Lui era in pensione da qualche anno, dopo aver lavorato per una vita in officina. Era sposato e la sua vita era piuttosto monotona.
"Beh? Stiamo qui a cazzeggiare o fumiamo?" disse Roberto già con un Antica Riserva tra i denti. Sorridendo Paolo tirò fuori dalla sua borsa un humidor da viaggio e, dopo qualche attimo di esitazione, ne fece emergere un Mascagni. Marco, a sua volta, estrasse dal portasigari un Antico, mentre Gianni sniffava gli aromi del suo Millenium. I quattro diedero fuoco ai loro sigari. Una fumata alla maremmana che li avrebbe tenuti impegnati per un'oretta abbondante. "Dovremmo fare una serata caraibica" disse Paolo. "Se per caraibica intendi che porti qualche tua amica cubana io ci sto" rispose sghignazzando Roberto. Durante la fumata i quattro si confidarono, come fossero vecchi amici che non si vedevano da anni. Gianni rimase sorpreso. Era incredibile come del semplice tabacco potesse unire a tal punto dei perfetti sconosciuti.
A fine fumata Marco raccontò loro una leggenda udita qualche anno prima da suo nonno. Egli gli narrò dei Toscani prodotti durante l'acquazzone del 1815, da cui nacque il tanto amato stortignaccolo, spiegandogli che quattro di essi erano ancora perfettamente conservati in un luogo segreto. Susseguirono delle grasse risate da parte dei tre ascoltatori. A tale reazione Marco sconvolse il gruppo affermando: "E se vi dicessi che ho un manoscritto che può condurci al luogo segreto?". I tre sbarrarono gli occhi, increduli. "Vuoi farci credere che questi sigari esistono davvero e che tu puoi trovarli?" chiese con un velo di sarcasmo Gianni. "Non ne sono sicuro, ma è tutto ciò che ho avuto in eredità da mio nonno" sostenne Marco.
La serata proseguì normalmente, anche se i quattro compagni di fumata non potevano fare a meno di pensare a quanto si erano detti poco prima. Finito l'ultimo bicchiere, si salutarono con una promessa: "Settimana prossima, stessa ora, ci rivediamo qui!" disse Roberto. "Sì dai, era una vita che non mi divertivo così" rispose all'invito Gianni. Così i quattro si avviarono alle rispettive macchine.
Durante il viaggio di ritorno Gianni aveva un solo pensiero: "E se Marco avesse ragione? E se ci fossero davvero quei pregiatissimi stortignaccoli?”. Arrivato in box, spense la macchina, salì in casa, si spogliò, indosso il pigiama e si coricò in fianco alla moglie. "Come è andata tesoro?" gli chiese lei. "Bene, ma ne parliamo domani. Buona notte amore!”
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