| | | Esiste un mondo che si cela tra le pieghe della realtá, un mondo - che dico? - un universo nascosto ai piú, celato da stolide immagini di salute che si avvicendano e sovrappongono, affastellandosi l'una sull'altra, ma che si palesa in tutta la sua grottesca coerenza giusto al secondo litro di birra. Non appena le porte della percezione si spalancano, pungolate dall'alterazione, e il favorevole stato di coscienza si fa padrone di noi, ecco che tutte le costruzioni di senso, le sovrastrutture morali e sociali, il principio di non contraddizione, la logica e simili amenitá si sollevano sospinte dal vento della libertá, come gli scheletri delle foglie in un bosco che brucia, e solo i fusti anneriti restano al loro posto - al contempo cadaveri, monumenti e punti di riferimento: ecco che - meraviglia delle meraviglie - al di sotto del velo scorgiamo le nude forme della realtá, libere e scevre degli inutili orpelli che le appesantiscono. D'un tratto, non esistono piú sigarette, sigari o pipe, ma solo tabacco - il nome é suono e fumo; né contano i nomi delle strade, esistono solamente vecchie vie note, seguendo le quali non ci si perde, e nuovi percorsi, che affascinano e ammaliano con le loro lusinghe; non esistono piú giovani, vecchi, ragazzine, ragazze, donne, ragazzini, ragazzi, uomini, ma solo quelli che sono con noi e possono capire, quelli che non sono con noi e non capiscono - né ci interessano. Allora, nel vagare, non conta piú la definizione di reale: quando il mondo si squaderna di fronte ai nostri occhi, nella sua indecifrabile, complicatissima semplicitá, l'alcool, nocchiero della nostra navigazione, ci conduce simile a una guida da una meraviglia all'altra, da una risata all'altra, financo da un pianto all'altro. Anche il tempo, tiranno dei nostri giorni, scandito dagli impegni - piú o meno borghesi - che i pigri considerano irrinunciabili, si piega, stroncato dalla nostra stessa volontá: ogni birra calata, ogni nuovo bicchiere riempito e svuotato é una martellata all'orologio. Fino a quando, svuotate innumerevoli bottiglie, il vagare cessa: allora, l'amico piú fidato é un albero, una panchina o una piazza: mentre il popolino ignaro continua a muoversi affacendato con una meta, noi decidiamo di fermarci. Basta. Pausa. Con gli occhi aperti sulle meraviglie del mondo, non serve neppure piú camminare: é sufficiente l'asfalto, il tabacco che brucia e un amico a fianco. E che il piccolo mondo continui pure a scorrere: noi siamo fermi per quanto ci muoviamo agilmente nel vasto universo.
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