Accademia del Fumo Lento - Il Forum per i Golosi del Tabacco -  Sigari, Pipa, Snuff, Snus & Co.





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view post Posted on 7/7/2011, 11:47 by: Marlon70     +1   +1   -1Reply
La pipa del capitano





«Il condannato vuole esprimere un ultimo desiderio!»
La voce stentorea del sergente tagliò, come una lama, l’aria calda e densa di agosto. I soldati che si stavano sistemando, fucile alla mano, ordinatamente su due file, si arrestarono di colpo, simili a statue. Il sole era ormai prossimo a raggiungere lo zenit e un uomo si trovava, spalle al muro, davanti al plotone.
«Vorrei fumare un’ultima volta la pipa», mormorò con un filo di voce.
«E sia!», rispose il sergente.
«Non l’ho più», fece l’uomo, abbassando il volto e guardandosi le scarpe rotte in mezzo alla polvere. «L’ho persa mentre fuggivo…»
«In tal caso un soldato potrà dare un sigaro. Ne abbiamo una buona scorta.»

* * *

Il capitano era un uomo taciturno e solitario. Era solito rimanere per ore in tenda a scrivere e a leggere, o all’ombra di un albero. Spesso, nella monotonia della vita nel bivacco, aveva l’abitudine di fare lunghe passeggiate e studiare la natura dei luoghi. Quel giorno era di ritorno da una stradina che dal bosco portava all’accampamento. Si avvicinò al plotone e i soldati si misero tutti sull’attenti, salutandolo.
«Signor Capitano, stiamo procedendo all’esecuzione… Il condannato vorrebbe fumare un’ultima volta la pipa», disse il sergente.
Il capitano si avvicinò ancora di più al prigioniero, quasi per guardarlo meglio, e disse sottovoce: «Dategli pure ciò che desidera.»
«Sì, signor Capitano, ma lui non ha più la sua e nemmeno noi ne abbiamo una…»
Il capitano, guardando in volto il condannato, disse: «Gli darò la mia!»
Si sfilò dal taschino una bella pipa, slanciata e dal fornello piccolo, tagliata da mano esperta in un legno di ciliegio. Era la pipa del capitano, la sua amica più fedele nelle ore di sconforto e di solitudine. Quando i soldati lo vedevano seduto su una pietra in disparte a fumare, sapevano che cercava di bruciare i dolori e gli orrori della guerra.
«Quale tabacco vuole? Nella mia tenda ho merce rara proveniente dall’Inghilterra. Ho un virginia profumatissimo coltivato sulle rive del lago Vittoria… ed è il mio preferito.»
«No, grazie, Capitano», rispose il condannato, «preferirei avere un sigaro da un vostro soldato.»
«Come desidera… ma come fa a fumare nella pipa quel tabaccaccio scuro e fetido?»
«In quel tabacco, signor Capitano, ci sono tutti i tabacchi del mondo, per chi sa apprezzarlo. Ma soprattutto c’è il sudore della gente a cui appartengo, la fatica del lavoro al sole, di schiene cotte e abbronzate nei campi aridi, piegate fino allo sfinimento nello strappare alla terra i...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 32 | Views: 1,440Last Post by: maroo (23/12/2011, 14:32)
 

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view post Posted on 25/6/2011, 08:07 by: Marlon70     +1   -1Reply
Dunhillisti al 100%





La cosa potrebbe sembrare strana o incredibile a credersi, ma tant’è. Cominciamo ab ovo.
Quando ho iniziato a fumare la pipa, ho mosso i primi passi con le marche a tutti note. Mi fu consigliato, all’epoca, di acquistarmi una Savinelli; allora sì che sarei andato, mi fu detto, cosa che è accaduta, sul sicuro. Poi ci fu un ulteriore passo, quello verso la pipa artigianale con l’acquisto di un bell’esemplare de IlCeppo. E da allora tali pipe pesaresi non mi hanno mai abbandonato né io ho abbandonato loro. Da qui, successivamente, scoprii le Peterson con il loro mondo affascinante di simboli da decodificare, incisi nell’argento, da cui penso di essere ormai uscito. Seguì inoltre la prima inglese purosangue: una Ashton canadese, che mi accese di passione verso le marche e gli stili albionici. Ci furono poi le Parker made in London, da me sempre adorate. Il tabaccaio mi tentava: “Ora dovrai prenderti una Castello”. E anche questo feci. Poi la tentazione fu ancora più forte ed estrema: mi consigliò la prima Dunhill. Sembrava davvero una pipa fuori la portata delle mie tasche, dal costo esagerato, ma volevo toccare con mano se le tanto decantate virtù del puntino bianco fossero reali o solo presunte, fossero contenute nell’oggetto o più che altro nel nome, nel blasone. Ricordo ancora l’imbarazzo della scelta della mia prima dunnie: davanti a valigie piene di modelli non sapevo quale scegliere; ero tornato bambino davanti alla vetrina dei giocattoli. Me ne portai a casa una: era una Bruyere. Passò del tempo prima che iniziassi a fumarla, perché la guardavo e la riguardavo con timore reverenziale, quasi non avessi il coraggio di iniziarla al lavoro sporco, alla cenere e alla brace per cui, tra l’altro, è nata. Ne apprezzai subito il tono di quel rosso inimitabile e meraviglioso che mi incantava, e inoltre la purezza e il rigore delle linee e delle forme, la leggerezza, la compattezza che mi ricordava il marmo in cui era scolpita, la sua essenzialità: nulla di troppo, era il suo tacito ma eloquente motto. E all’orecchio mi diceva: “Io sono tua per sempre!”. Rimasi folgorato dal pallino bianco, tanto che a quella prima altre ne sono poi seguite. Confesso, però, di non essere diventato un fumatore monomarca, cioè solo Dunhill o niente. Per quanto queste prestigiose pipe siano tra le mie preferite, quelle che apprezzo di più, sia dal punto di vista della resa che dell’estetica, quelle che più si avvicinano ai miei gusti e al mio modo di essere, al mio "classicismo"...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 5 | Views: 1,483Last Post by: Lelly.kelly (25/12/2011, 23:25)
 

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view post Posted on 19/6/2011, 00:24 by: Marlon70     +1   -1Reply
Lezioni di pipa



La foto è tratta dal sito: http://thundermac.giovani.it/tags/don+marco/


Quando ho iniziato a fumare la pipa e ho mosso i primi passi in quel mondo affascinante che tutti conosciamo, desideravo molto poter vedere qualcuno che riuscisse a insegnarmi la pratica di tale arte. Mi sarebbe piaciuto poter imparare dal vivo - e non soltanto tramite la parola scritta - le regole, i procedimenti da seguire, gli accorgimenti da adottare, per condurre a termine una buona pipata. Avevo divorato i volumi del Bozzini – “La pipa dalla A alla Z”, scritto a quattro mani con Mario Oriani, il classicissimo e intramontabile “La mia pipa”, il meno noto ma assai valido “Tabacco per la mia pipa” – quasi fino a saperli a memoria. Provavo grande piacere nel leggere e rileggere, in special modo nelle ore serali o notturne, gli scritti del beneamato e indimenticato giornalista. Ma ero anche consapevole che un’arte così sottile e nobile, nel senso etimologico dell’aggettivo, non potesse trasmettersi solo tramite carta stampata. Occorreva prima di tutto la pratica e occorreva anche ritornare ai tempi delle botteghe medioevali e apprendere dal vivo esempio di un “mastro” come fare e come procedere. All’epoca non conoscevo nessuno.
Ma venne finalmente la fase in cui mi convinsi, dopo le letture citate e la frequentazione di un forum di lentofumo, dopo un certo periodo di pratica durato qualche anno, di saper fumare davvero. Riuscivo a non far spegnere mai la pipa dall’inizio alla fine; riuscivo a fumarmi pure con facilità gli ultimi frustoli di tabacco; di conseguenza mi sembrava di aver raggiunto un importante traguardo. E invece mi sbagliavo. Non capivo che questi erano tutti indizi del noviziato: la smania di divorare notizie, di parlare di pipe, di richiedere consigli, di leggerne a iosa, di raggiungere traguardi, di cercare esempi pratici, modelli in carne ed ossa da cui apprendere il mestiere. Mi resi poi conto che per saper fumare la pipa non occorre compiere imprese eccezionali, non bisogna battere record: non c’è niente da conseguire e niente da conquistare. E che l’esperienza e la maturità in tale campo coincidono sempre con un nuovo e rinascente noviziato, destinato a non terminare con gli anni, ma a durare, se permane alla base il continuo desiderio di apprendere. Quale era, dunque, il giusto atteggiamento, se ve n’era uno? Fumare, sì, alla buon’ora, ma come? Occorreva, piuttosto, sv...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 18 | Views: 1,023Last Post by: pograri (4/4/2012, 23:44)
 

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view post Posted on 12/6/2011, 14:51 by: Marlon70     +1   -1Reply
Schumann, lo stato di grazia e la pipa perfetta





Nella mia nutrita discoteca di musica classica possiedo, a volte, tante interpretazioni di una stessa opera. Dell’Eroica di Beethoven, ad esempio, ho ben 8 versioni. Il fatto è che mi appassiona confrontarle e ricercare la migliore. Ma l’opera che più di tutte mi ha spinto a trovare l’incisione e l’interpretazione perfette è stato il concerto per pianoforte di Schumann, cavallo di battaglia di tanti pianisti del passato. Vi era un tempo che stravedevo per la lettura di Pollini, poi per quella di Gieseking, seguita presto dall’accoppiata Lipatti-Ansermet, a cui si è sostituita la Lipatti-Karajan; a Lipatti ho preferito una registrazione giovanile del nostro beneamato Benedetti Michelangeli, piena di energia e magnificamente sentita e interpretata; dello stesso altre esecuzioni, per quanto non ufficiali; poi è giunta lei, la perfetta, la perla che brilla nell’oscurità, la migliore, la più riuscita, l’insuperabile, che vede il pianista rumeno Radu Lupu sotto la direzione di André Previn con la London Symphony Orchestra. Etichetta DECCA: una goduria infinita. Cosa ha questa incisione di diverso rispetto alle altre? Il concerto di Schumann, specie nel primo lungo movimento, dev’essere letto dall’esecutore in un determinato modo, altrimenti sembra quasi di ascoltare tanti episodi e tasselli scollegati gli uni agli altri. L’interpretazione di Lupu arde di un fuoco interiore e gode di uno stato di grazia, a mio avviso, non più raggiunto da altri interpreti. Tutto scorre in una profonda e meravigliosa unità, come fosse una forza della natura inarrestabile, dotata di determinismo e ferrea logica intrinseca; tutto brilla, tutto risalta nel giusto modo; ogni nota è suonata con l'anima; lo slancio è trascinante, così lo Sturm und Drang della partitura, che non eccede mai, ma che conserva sempre uno stato di tensione e di vitalismo sorprendenti. L’orchestra si fonde con il solista e corrisponde al minimo moto del suo cuore, sa rendere la dolcezza di alcune frasi, la loro soavità e la perentorietà di alcuni accenti; il trillo è perfetto, il fraseggio, la dinamica, le pause; il pianoforte canta e respira, la sua è una danza inarrestabile e compiuta attraverso cui si libera e diventa puro suono primigenio. Un’esperienza che consiglio a tutti…


Spesso mi sono chiesto se tale stato di grazia, che possiamo trovare nell’incisione di un capolavoro musicale, possa essere trovato anche nella pipa;...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 13 | Views: 467Last Post by: pograri (5/7/2011, 20:44)
 

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view post Posted on 30/5/2011, 16:00 by: Marlon70     +1   -1Reply
Mare Tranquillitatis
La calma del fumare la pipa





Il fumatore di pipa è visto da sempre, nell’immaginario collettivo, come un uomo riflessivo e pacato, anche se la realtà insegna che questa non è una regola universale o, meglio, potrebbe anche essere tale, ma, come ogni regola, ha le sue buone e numerose eccezioni. Vero è che, ad essere attratti dalla pipa e dal suo mondo suggestivo e affascinante, sono a volte individui che mostrano una certa pensosità di fondo, che sono portati alla calma, alla lentezza o che sentono la necessità di scendere, anche se per poco, dalla folle giostra collettiva, così caratteristica nell’odierna società dei consumi e del produrre, che gira frenetica trascinando, nel suo vorticare incessante, tutti con sé. Tali persone sono spesso attratte dal rituale di cui necessita questo modo di fumare e anche dalla lentezza che lo stesso richiede; è un modo di degustare il tabacco che invita al raccoglimento, ad abbandonarsi mentalmente alla pipata, riuscendo a far interrompere la corsa ansiogena nella quale siamo tutti impegnati e a farci rifugiare in una plaga tranquilla da dove tutto si ridimensiona e può essere visto nella sua giusta prospettiva. Spesso, però, e questo non viene considerato, la pipa può rendere nervosi; ciò accade al neofita, più di rado al pipatore navigato, quando la fumata non va come previsto o come dovrebbe, quando la combustione si arresta più del dovuto, se per distrazione si carica male e si accende. In questo caso, di solito, si ha una fumata già corrotta e rovinata in partenza, che a volte si può migliorare insistendo e procedendo con le boccate; più spesso, invece, può solo peggiorare, con conseguenze negative sull’umore del pipatore. Se questi è abituato a godere della pipa e dei suoi doni, se ha provato almeno una volta le deliziose sensazioni che essa sa donare, sarà portato a non accettare il fallimento, a lamentarsene e a non sentirsi appagato. Così, se la pipa scotta o se le cose non vanno secondo l’abitudine, allora, forse, si presenterà un valido motivo per accrescere il già presente nervosismo. Ma spesso, quando la fumata riesce, quando tutti gli elementi che la compongono si uniscono a formare un meraviglioso mosaico armonico, quando permette al pipatore di arrivare con soddisfazione fino in fondo o quasi, e, soprattutto, di fumare bene, è allora che la pipa infonde serenità e calma. Essa, per sua natura, la richiede, ma poi, più generosa che mai, è pronta a restituirla decuplicata al fumatore. Per ...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 12 | Views: 524Last Post by: livius2 (3/6/2011, 20:09)
 

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view post Posted on 18/5/2011, 22:04 by: Marlon70     +1   -1Reply
SESTO SENSO
ovvero la pratica di ascoltare e comprendere il linguaggio della fiamma







Mi sono spesso chiesto da cosa derivasse il fatto che una fumata fosse per me più appagante di un’altra, pur realizzata con la stessa pipa e lo stesso tabacco, o che fosse più coinvolgente. A volte ho pensato che a fare la differenza potesse essere l’umore, lo stato d’animo, oppure la riuscita della fumata stessa, se fossi arrivato fino in fondo oppure no, senza magari aver incontrato problemi, senza aver riacceso, senza surriscaldamenti, senza intoppi di nessun tipo. Certo è che il procedimento, che chiamiamo fumata, è la risultante di una miriade di fattori, non sempre evidenti, che concorrono al soddisfacimento del fumatore e al conseguimento della cosiddetta fumata perfetta. Però, nonostante tutto questo, mi sono accorto che l’appagamento, per me, deriva principalmente dal fatto di non fumare in modo distratto o di farlo senza essere impegnato in qualcos’altro, ma rimanendo in un’atmosfera e condizione rilassate, raccolte, intime, in cui posso trovarmi solo, io con la pipa. Tale stato mi permette di cogliere sfumature e particolari che, se non vi badassi, passerebbero inosservati, come se non ci fossero mai stati. È per questo motivo che importante per me non è fumare tanto, avere sempre la pipa accesa appesa alle labbra o stretta tra i denti, ma fumare bene e attentamente, anche fosse una sola volta al giorno e neanche tutti i giorni, magari. In quella condizione si crea una “corrispondenza di amorosi sensi” tra me e la pipa, a mano a mano che la combustione avanza e il livello di tabacco scende; noto anche che il mondo circostante, pur vivido e presente all’inizio, all’atto dell’accensione, con i suoni, gli odori, con quel suo vorticare incessante, sembra poi progressivamente relegato in una zona remota. In quei momenti non è certamente il mondo ad essere scomparso, sono io che seguo lo stato della combustione interna, cercando di auscultare la fiamma, di tastarne la consistenza, quasi di dialogare con essa: è all’opera una sorta di senso interno, di sensibilità, di fiuto, di intuizione che mi permette di capire, avendo un poco di esperienza, lo stato della brace sotto la cenere. È quella condizione o disposizione che mi permette di essere presente alla fumata e di praticare tirate più decise o più flebili, a seconda della combustione, e di giocare a mio piacimento portando la stessa sul filo dello spegnimento o incrementandola e rinvigorendola attraverso qualche tirata più decisa. Spesso il fumare al limite dello spegnimento mi porta ad avere tiepidi fiocchi di f...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 10 | Views: 281Last Post by: montecristonumerodue (20/5/2011, 04:54)
 

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view post Posted on 25/4/2011, 11:35 by: Marlon70     +1   -1Reply
Fumare la pipa nella calura estiva




Questa bellissima foto appartiene all'album di PGFB-Paul Brehem (www.flickr.com/photos/50014774@N06/with/4748794326/) e si trova anche in http://imgfave.com/search/smoke/page:2


Spesso si sente dire, da parte di numerosi fumatori di pipa, che, all’arrivo della bella stagione, con l’alzarsi della temperatura, l’amato oggetto non dà più quel piacere che coinvolgeva i loro sensi nelle serate autunnali e invernali. Per cui molti approdano, volenti o nolenti, con gioia o a malincuore, al fido Toscano, a detta loro più versatile e più estivo, latore di una fumata più disimpegnata.

Io non sono un fumatore di sigaro, ma di pipa, che sconfina nel toscano solo raramente, di tanto in tanto, restando, di fatto e di nome, un pipatore. Pertanto non abbandono la pipa nemmeno nelle giornate estive più afose, quando non si alza una bava di vento a disperdere la calura, e nemmeno nelle ore del giorno più calde della stessa stagione. Fumo in ogni occasione, quando mi va e se mi va, sotto il sole, al mare, a mezzogiorno nel mese di agosto, nell’infuocato pomeriggio, nella più fresca sera.

La pipa non l’abbandono né lei abbandona me. Mi segue ovunque per tutto l’anno e per me è cosa normale e ordinaria non separarmene. Il problema che molti hanno è dovuto al fatto che, con la calura estiva, la temperatura del fornello può alzarsi esponenzialmente e pericolosamente. In effetti occorre controllarla bene, mentre si fuma, e anche adottare qualche piccolo accorgimento, pena pareti che scottano oltre ogni misura.

Io, ad esempio, cerco pipe sabbiate o rusticate, in estate, anche se posso ricorrere ad alcune lisce, e mai con le pareti del fornello sottili o coniche, che si rastremano verso il basso, pronte a surriscaldarsi facilmente. È anche buona cosa prediligere pipe non corte ma medio-lunghe e tirare piano, molto piano, preferendo far spegnere, piuttosto che far diventare il fornello una specie di altoforno dove si fondono i metalli. Ogni tanto si tasta le pareti dello stesso, per verificarne lo stato e la temperatura e si procede a fumare tranquilli e beati, che ci si trovi in località balneare o montana. Spesso la differenza la fa proprio lo strumento: ci sono pipe che permettono di fumare tranquillamente con le più alte temperature e altre che è meglio abband...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 11 | Views: 1,884Last Post by: Marlon70 (5/5/2011, 23:22)
 

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view post Posted on 31/3/2011, 16:08 by: Marlon70     +1   -1Reply
Pipa e pausa caffè

Elogio della Prince



a Cirocigar





Come già preannunciato in un mio intervento di ieri sera, avevo da tempo in mente di scrivere qualcosa a proposito delle fumate brevi. Comincio ab ovo, cioè dall’inizio della mia storia da pipatore, senza farla troppo lunga, dal momento che ho avuto un’evoluzione, non solo nei gusti estetici e in alcune preferenze in fatto di tabacchi, ma anche in alcuni pensieri e convinzioni sul fumare la pipa. Tra questi rientra appunto il tema del presente intervento: le fumate brevi.
All’inizio o, meglio, dopo aver imparato a fumare la pipa - e tale traguardo è in parte arrivato dopo anni - ero alla ricerca di uno strumento che mi permettesse di bruciare tabacco, che fosse poco capiente e che mi permettesse di sfruttare alcune pause di cui disponevo all’interno della giornata. Le pipe che possedevo erano di capienza standard, di medie dimensioni, e, dunque, garantivano una fumata che raramente poteva scendere sotto i 45 minuti.
Qualcuno mi aveva consigliato di caricare per metà. Ma ho sempre avuto uno scoglio psicologico in questo, poiché mi piace che il tabacco che fumo riempia la mia pipa fino a fermarsi ad alcuni millimetri sotto l’orlo. Ripeto: si tratta solo di una questione psicologica e nulla più; infatti si riesce lo stesso ad accendere, a fumare e a far durare la fumata un tempo inferiore che non caricando per intero il fornello. Però a me caricare in modo parziale non piaceva e non piace tutt’ora; non ci trovo gusto, non ci trovo soddisfazione. Dunque, ecco spiegato il motivo che mi aveva condotto ad acquistare persino la Belgique della Peterson, la pipa, così dichiara la casa, più piccola in commercio. Mi ero dedicato anche ad una Dunhill gruppo 2, scoprendo, con mia sorpresa, che era una falsa magra e che, fumata opportunamente, non faceva mai scendere il tempo di pipata sotto i ¾ d’ora.
Questo fu il primo stadio al quale si sostituì presto il secondo. Mi dicevo che, se si trattava di lentofumo, una pipata che dovesse essere per forza di cose limitata dallo scarso tempo a disposizione, era già, in partenza, rovinata. Mi dicevo che sarebbe stato meglio non fumare piuttosto che farlo di fretta o con l’orologio alla mano, pur dimezzando la carica, eccetera. Così sono passato a questa seconda fase in cui, con grande convinzione, ho disprezzato le fumate veloci, convinto che per farsi una buona pipata non occorresse avere limiti temporali e che bastava la presenza d...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 27 | Views: 1,694Last Post by: urlo33 (2/5/2012, 12:34)
 

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view post Posted on 25/3/2011, 20:41 by: Marlon70     +1   -1Reply
La generosa e umile forza delle gregarie






Chi mi conosce, soprattutto al di là del forum, sa bene che amo le pipe belle, quelle di una certa qualità, il cui marchio vanta una storia di tutto rispetto. Così, mi trovo spesso a rimanere incantato davanti ad alcuni esemplari di Charatan, Dunhill, Castello: ad affascinarmi sono le serie, i finissaggi, gli shape, i codici da tradurre come messaggi cifrati che trasformano il pipatore in un agente segreto... Chi mi conosce sa anche, però, che non mi limito a fumare pipe di tal fatta, ma che sono molto affezionato a marchi quali IlCeppo, Brebbia, Savinelli, Peterson. Mi capita difatti spesso di ritornare, dopo un periodo di fumate inglesi in pipe inglesi, o di incastellamenti vari, con rinnovato entusiasmo alle nostre italiane citate. Di queste mi piacciono ovviamente le grandi ammiraglie, i bei pezzi di radica, che spiccano per classicità e pulizia di linee, oltreché per essere garanzia di ottime fumate. Tuttavia, sempre chi mi conosce bene, sa che quotidianamente non disdegno le gregarie, ovvero quelle pipe più economiche, sempre appartenenti al marchio Savinelli o Brebbia o Peterson, che svolgono in silenzio - senza dare nell’occhio, senza magari essere sorgenti di polemiche forumistiche, senza appagare il briciolo di vanità che ogni fumatore di pipa nasconde in un angolo remoto del proprio cuore - che svolgono in silenzio, dicevo, il loro lavoro con costanza, metodo, risultando sempre affidabili, sempre disponibili e generose. Della Brebbia, come è noto, stravedo per alcune pipe fiammate con 1, 2 o addirittura 3 stelle: penso alla Linea Italia, a qualche Collection, a qualche “Grandi Designer”. Quotidianamente, però, ricorro anche a pipe di serie e prezzo di molto inferiore, quasi prime pipe per un neofita, che sono sempre fedeli e anche molto belle a guardarsi. Ultimamente mi fa compagnia una Savinelli short rusticata, dal prezzo di 45 euro, euro più euro meno, ricevuta in regalo per lo scorso Natale. Devo dire che questa chubbotta, molto corta ed in carne, mi segue ovunque. Certo, noto la differenza - che tutti possono immaginare - con una radica più nobile; tuttavia la pipa in questione fa gustare il tabacco come si deve, soprattutto dopo che la si è fumata e ben rodata. Dona il piacere di fumare, di bruciarci un vile naturale o un più aristocratico latakioso; è una creatura capace di lavorare in silenzio, senza farsi notare per strada dagli sguardi altrui o dagli amici pipatori. Alcuni dei quali, però, ogni tanto vi gettano un occhio e dicono: “Fa’ un po’ vedere…”, attratti dall’aspetto vissuto che impreziosisce qu...

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Autore: Marlon70,
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view post Posted on 6/3/2011, 12:34 by: Marlon70     +1   -1Reply
Una sera a casa di Sherlock Holmes


Sonata quasi una Fantasia



Giunsi in Baker Street quando ormai era buio e i lampioni della via erano stati quasi tutti accesi. Assestai due colpi decisi di battente e, dopo poco, la porta si aprì.
«Mister Holmes la sta aspettando»
Era una signora sulla settantina, che mi invitava ad entrare, facendomi cenno con un leggero movimento del capo.
Entrai. Camminava davanti a me, gradino dopo gradino, su per la scala che portava al piano superiore.
«Miss Hudson, suppongo…»
Ma la signora non rispose e continuò a salire, tanto che pensai dovesse essere sorda. Dalla stanza in cui mi stava accompagnando, attraverso la fessura tra porta e pavimento, filtrava una debole luce.
«Mister Holmes», annunciò la signora, aprendo un poco la porta, «il suo ospite è arrivato»
La aprì completamente e mi fece entrare nella stanza dove si trovava il più famoso detective.
«Benvenuto! Si accomodi, prego», disse Holmes, mentre toglieva un disco dal grammofono e lo riponeva nella custodia.
«Le piace Beethoven?», mi chiese, «Le confesso che amo particolarmente quelle sonate per pianoforte in cui al presto agitato seguono andanti sublimi, quasi mistici. Forse perché, in fondo, rispecchiano il mio carattere, tempestoso e meditativo insieme. Ma veniamo a lei. Innanzitutto si metta comodo». Mi indicò una poltrona, aspettando che mi sedessi, mentre lui si sarebbe sistemato in un’altra poltrona, posta di fronte alla mia, a qualche metro di distanza.
«È forse un caso senza soluzione a condurla da me?»
«No», risposi, mostrando un certo imbarazzo in volto. «Vorrei parlare di PIPA»
«Pipa?». Al suono di quella parola, Holmes scompose il suo assetto statuario che aveva assunto sulla poltrona come se stesse posando per un pittore. Fece un sobbalzo, poi si accostò un poco sul petto i lembi della vestaglia che indossava, si riassettò l’ascot di seta che gli correva intorno al collo e sembrò definitivamente rilassarsi.
«Con grande piacere. Piuttosto… lei permette?», si alzò di colpo e raggiunse una pipa che giaceva di lato sopra una antica scrivania intarsiata, tutta cosparsa di carte. La riempì di tabacco.
«Lei non mi fa compagnia?», mi chiese Holmes. «Prego, prenda pure uno dei sigari che si trovano in quella scatola», disse indicandomi un prezioso scrigno odorante di tabacco, proprio sul comodino che si trovava accanto a me. «Ne prenda uno. Sono del dottor Watson. Non si preoccupi: non se ne accorgerà nemmeno. Ogni tanto gliene pr...

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Autore: Marlon70,
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Comments: 17 | Views: 1,151Last Post by: overture76 (7/3/2011, 18:54)
 

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