| | | In questi giorni, credo precisamente domani, cade l'anniversario dell'inizio di una grande passione! Quella per i sigari. Era l'addio al celibato di un mio carissimo amico, quando, dopo cena, uno degli invitati, estrasse un cartoccio che conteneva dei sigari che disse di aver preso a Cuba, appositamente per l'occasione. Tutti ingolositi dal poterci fare immortalare con tanto di sigaro in mano, ne prendemmo uno. Quello che presi io invece non volevo fumarlo subito. Lo presi e lo misi nel tascino della giacca per conservarlo e destinarlo ad altre occasioni. Usciti dal ristorante parlavo con uno degli invitati che mi donò il suo, quello che stava fumando, perchè non gli piaceva. Feci il primo tiro con un pò di timore, non per la forza del sigaro o per chissa quale preoccupazione fisica, ma perchè mi sembrava di fare qualcosa che non mi appartenesse. Soffiai fuori il fumo e cambiai lentamente idea. Tiro dopo l'altro mi riscoprii appagato, soddisfatto. Non dal momento di mascolina aggregazione. Anzi ero proprio solo. Ero rimasto da solo, gli altri erano entrati, spegnendolo quasi subito, perchè faceva freddo. Io ero uno dei pochi non ubriachi visto che dovevo tornare da una moglie incinta, mentre gli altri avrebbero goduto ancora per un paio d'anni, chi più chi meno, del celibato. Entrai nel ristorante con il sigaro acceso, nascosto tra le mani, nessuno lo notò stranamente e nessuno mi disse niente anche se, sicuramente ne riconobbero l'odore. Salutai gli amici, i conoscenti ed il caro amico che neanche riusci a riconoscermi. Salii sulla mia macchina, il mio caro e compianto Z3, con il sigaro acceso. A nessuno, solitamente, permettevo di salire su quella mia macchina, con la sigaretta accesa. Mentre tornavo a casa, a notte inoltrata, pensavo a loro che, con il pullman, stavano per approdare in locali a me ormai lontani. Quelli dove scorrono fiumi di prosecco e metri di gambe abbronzate, uno dei qualsiasi night della zona lago. Ma non ero triste, non provavo invidia, certe situazioni mi hanno sempre imbarazzato, anche quando ero celibe. Io invece, ora, ero in macchina, la mia macchina, che da li a poco con tanti rimpianti avrei venduto per prendere una station wagon che mai mi è piaciuta e mai mi piacerà. Pensando a mia moglie che dormiva nel nostro letto, di lato perchè la piccola pancetta le inizia a dare fastidio. Che bella che è... E mentre penso a questo, mi godo il mio sigaro, che mi sembra buonissimo, anche se non ci capisco un tubo.
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- Autore: LazzaroS.Andrea,
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