Accademia del Fumo Lento - Il Forum per i Golosi del Tabacco -  Sigari, Pipa, Snuff, Snus & Co.

POESIE

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view post Posted on 26/11/2011, 22:09
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Diadema No.2

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PAUL VERLAINE

I lunghi singhiozzi
Dei violini
D'autunno
Mi feriscono il cuore
Con un languore
Monotono.

Tutto affannato
E pallido, quando
Rintocca l'ora,
Io mi ricordo
Dei giorni antichi
E piango;

E me ne vado
Nel vento maligno
Che mi porta
Di qua, di là,
Simile alla
Foglia morta.

Les sanglots longs
Des violons
De l'automne
Blessent mon cœur
D'une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l'heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure;

Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.

Edited by NCH - 25/2/2019, 08:47
 
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muttleyfaqualcosa!
view post Posted on 27/11/2011, 02:32




ottima scelta . .grazie nch e grazie paul
 
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rsa
view post Posted on 27/11/2011, 10:58




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Dei violini
D'autunno
Feriscono il mio cuore
Con monotono
Languore. »
 
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view post Posted on 27/11/2011, 12:09
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Dalia

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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

C. Pavese

www.youtube.com/watch?v=MDtaE0Cbayo
 
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view post Posted on 27/11/2011, 12:23
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L'Albatros

Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.

À peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d'eux.

Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!

Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.

— Charles Baudelaire
 
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view post Posted on 27/11/2011, 12:31
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Dalia

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Rappelle-toi Barbara
Il pleuvait sans cesse sur Brest ce jour-là
Et tu marchais souriante
Epanouie ravie ruisselante Sous la pluie
Rappelle-toi Barbara
Il pleuvait sans cesse sur Brest
Et je t'ai croisée rue de Siam
Tu souriais, et moi je souriais de même
Rappelle-toi Barbara
Toi que je ne connaissais pas
Toi qui ne me connaissais pas
Rappelle-toi, Rappelle-toi quand même ce jour-là
N'oublie pas
Un homme sous un porche s'abritait
Et il a crie ton nom
Barbara
Et tu as couru vers lui sous la pluie
Ruisselante ravie épanouie
Et tu t'es jetée dans ses bras
Rappelle-toi cela Barbara
Et ne m'en veux pas si je te tutoie
Je dis tu a tous ceux que j'aime
Même si je ne les ai vus qu'une seule fois
Je dis tu a tous ceux qui s'aiment
Même si je ne les connais pas
Rappelle-toi Barbara, n'oublie pas
Cette pluie sage et heureuse
Sur ton visage heureux
Sur cette ville heureuse
Cette pluie sur la mer, sur l'arsenal
Sur le bateau d'Ouessant
Oh Barbara, quelle connerie la guerre
Qu'es-tu devenue maintenant
Sous cette pluie de fer
De feu d'acier de sang
Et celui qui te serrait dans ses bras
Amoureusement
Est-il mort disparu ou bien encore vivant
Oh Barbara
Il pleut sans cesse sur Brest
Comme il pleuvait avant
Mais ce n'est plus pareil et tout est abîmé
C'est une pluie de deuil terrible et désolée
Ce n'est même plus l'orage
De fer d'acier de sang
Tout simplement des nuages
Qui crèvent comme des chiens
Des chiens qui disparaissent
Au fil de l'eau sur Brest
Et vont pourrir au loin
Au loin très loin de Brest
Dont il ne reste rien.

Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Serena rapita grondante
Sotto la pioggia

Ricordati Barbara
Come pioveva su Brest
E io ti ho incontrata a rue de Siam
Tu sorridevi
Ed anch'io sorridevo

Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi

Ricordati
Ricordati quel giorno ad ogni costo
Non lo dimenticare
Un uomo s'era rifugiato sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E sei corsa verso di lui sotto la pioggia
Grondante rapita rasserenata
E ti sei gettata tra le sue braccia

Ricordati questo Barbara
E non mi rimproverare di darti del tu
Io dico tu a tutti quelli che amo
Anche se una sola volta li ho veduti
Io dico tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco

Ricordati Barbara
Non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo volto felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare
Sull'arsenale
Sul battello d'Ouessant

Oh Barbara
Che coglionata la guerra
Che ne è di te ora
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco d'acciaio di sangue
E l'uomo che ti stringeva tra le braccia
Amorosamente
E' morto disperso o è ancora vivo

Oh Barbara
Piove senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più la stessa cosa e tutto è crollato
È una pioggia di lutti terribili e desolata
Non c'è nemmeno più la tempesta
Di ferro d'acciaio e di sangue
Soltanto di nuvole
Che crepano come cani
Come i cani che spariscono
Sul filo dell'acqua a Brest
E vanno ad imputridire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non vi è più nulla

J.Prévert
 
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view post Posted on 27/11/2011, 18:14
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Dalia

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A proposito di poesie, tempo fa non ricordo dove, ne lessi una di un autore argentino pure piuttosto famoso, se non ricordo male, ed appassionato pipatore tra l'altro, sempre se la memoria non mi difetta... ^_^
La suddetta poesia era, per farla breve, dedicata alla moglie ed alla sua pazienza nel sopportare il lerciume provocato dal marito pipatore... Qualcuno la conosce? Ogni tanto provo a cercarla sul web ma finora ogni tentativo è stato infruttuoso...
 
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view post Posted on 27/11/2011, 21:43
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Diadema No.2

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Grazie del topic NCH.
Sarò scontato ma il Capolavoro non può mancare: -_-

L'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare
 
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view post Posted on 27/11/2011, 21:49
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Diadema No.2

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SAFFO

Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama.
È facile far comprendere questo ad ognuno.
Colei che in bellezza fu superiore
a tutti i mortali, Elena, abbandonò
il marito
pur valoroso, e andò per mare a Troia;
e non si ricordò della figlia né dei cari
genitori; ma Cipride la travolse
innamorata.
 
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view post Posted on 27/11/2011, 21:56
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Diadema No.2

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Dante. Da "Vita Nova".

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.
 
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F.F
view post Posted on 27/11/2011, 22:00




MATTINA

M'illumino d'immenso

-G.Ungaretti
 
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view post Posted on 27/11/2011, 22:03
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Diadema No.2

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La Pipe

Je suis la pipe d'un auteur;
On voit, à contempler ma mine
D'Abyssinienne ou de Cafrine,
Que mon maître est un grand fumeur.

Quand il est comblé de douleur,
Je fume comme la chaumine
Où se prépare la cuisine
Pour le retour du laboureur.

J'enlace et je berce son âme
Dans le réseau mobile et bleu
Qui monte de ma bouche en feu,

Et je roule un puissant dictame
Qui charme son coeur et guérit
De ses fatigues son esprit.

— Charles Baudelaire


Sono la pipa d'uno scrittore:
con questa faccia
d'Abissina o Cafra, si vede
che il padrone è un gran fumatore!

Se lui è pieno di dolore,
fumo come la capanna
dove si cucina
per il contadino che ritorna.

Come gli allaccio e cullo l'anima
nella rete azzurra e mobile
che sale dalla mia bocca di fuoco!

E che dittamo potente effondo
per affascinargli il cuore e guarirgli
lo spirito dalle fatiche!
 
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muttleyfaqualcosa!
view post Posted on 27/11/2011, 22:07




Tristan Corbiere - La Pipa del Poeta
Sono la pipa d'un poeta,
la sua nutrice, e assopisco la sua Bestia.

Quando le sue accecate chimere
vengono a sbattergli contro la fronte,
io fumo...E i ragni sul suo soffitto,
non li può più vedere.

Gli creo un cielo, nuvole
ilmare, il deserto, miraggi:
egli vi lascia errare l'occhio morto...

E quando densa diventa la nube
crede di vedere un'ombra nota,
e sento come morde la cannuccia...

Un altro turbine scioglie
la sua anima, la sua gogna, la sua vita!
Ed io mi sento spegnere. - Dorme.

- Dormi ancora: la Bestia è ammansita
fila fino in fondo il tuo sogno,
povero amico! Il fumo è tutto,
se è vero che tutto è fumo.
 
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view post Posted on 28/11/2011, 20:39
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Diadema No.2

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GIOVANNI PASCOLI

SOLON



Triste il convito senza canto, come

tempio senza votivo oro di doni;

ché questo è bello: attendere al cantore

che nella voce ha l'eco dell'Ignoto.

Oh! nulla, io dico, è bello più, che udire

un buon cantore, placidi, seduti

l'un presso l'altro, avanti mense piene

di pani biondi e di fumanti carni,

mentre il fanciullo dal cratere attinge

vino, e lo porta e versa nelle coppe;

e dire in tanto grazïosi detti,

mentre la cetra inalza il suo sacro inno;

o dell'auleta querulo, che piange,

godere, poi che ti si muta in cuore

il suo dolore in tua felicità.



- Solon, dicesti un giorno tu: Beato

chi ama, chi cavalli ha solidunghi,

cani da preda, un ospite lontano.

Ora te né lontano ospite giova

né, già vecchio, i bei cani né cavalli

di solid'unghia, né l'amore, o savio.

Te la coppa ora giova: ora tu lodi

più vecchio il vino e più novello il canto.

E novelle al Pireo, con la bonaccia

prima e co' primi stormi, due canzoni

oltremarine giunsero. Le reca

una donna d'Eresso - Apri: rispose;

alla rondine, o Phoco, apri la porta. -

Erano le Anthesterïe: s'apriva

il fumeo doglio e si saggiava il vino.



Entrò, col lume della primavera

e con l'alito salso dell'Egeo,

la cantatrice. Ella sapea due canti:

l'uno, d'amore, l'altro era di morte.

Entrò pensosa; e Phoco le porgeva

uno sgabello d'auree borchie ornato

ed una coppa. Ella sedé, reggendo

la risonante pèctide; ne strinse

tacita intorno ai còllabi le corde;

tentò le corde fremebonde, e disse:



Splende al plenilunïo l'orto; il melo

trema appena d'un tremolio d'argento...

Nei lontani monti color di cielo

sibila il vento.



Mugghia il vento, strepita tra le forre,

su le quercie gettati... Il mio non sembra

che un tremore, ma è l'amore, e corre,

spossa le membra!



M'è lontano dalle ricciute chiome,

quanto il sole; sì, ma mi giunge al cuore,

come il sole: bello, ma bello come

sole che muore.



Dileguare! e altro non voglio: voglio

farmi chiarità che da lui si effonda.

Scoglio estremo della gran luce, scoglio

su la grande onda,



dolce è da te scendere dove è pace:

scende il sole nell'infinito mare;

trema e scende la chiarità seguace

crepuscolare.



La Morte è questa! il vecchio esclamò. Questo,

ella rispose, è, ospite, l'Amore.

Tentò le corde fremebonde, e disse:



Togli il pianto. È colpa! Sei del poeta

nella casa, tu. Chi dirà che fui?

Piangi il morto atleta: beltà d'atleta

muore con lui.



Muore la virtù dell'eroe che il cocchio

spinge urlando tra le nemiche schiere;

muore il seno, sì, di Rhodòpi, l'occhio

del timoniere;



ma non muore il canto che tra il tintinno

della pèctide apre il candor dell'ale.

E il poeta fin che non muoia l'inno,

vive, immortale,



poi che l'inno (diano le rosee dita

pace al peplo, a noi non s'addice il lutto)

è la nostra forza e beltà, la vita,

l'anima, tutto!



E chi voglia me rivedere, tocchi

queste corde, canti un mio canto: in quella,

tutta rose rimireranno gli occhi

Saffo la bella.



Questo era il canto della Morte; e il vecchio

Solon qui disse: Ch'io l'impari, e muoia.



 
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view post Posted on 28/11/2011, 21:59
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Felicità raggiunta, si cammina...

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case

Eugenio Montale.
 
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